Un pò di storia

La piccola comunità di Parolise festeggia da 169 anni la prima domenica di luglio, la festa patronale dedicata al Preziosissimo Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo. È stato presente in mezzo a noi don Francesco Bonanno, Missionario del Preziosissimo Sangue. Durante il triduo le parole di don Francesco ci hanno spinto a fare delle riflessioni e cercare il vero significato della festa ed essere cristiani. Il sangue di Cristo sparso ha reso possibile la pace, il Signore si è incarnato e si è fatto crocifiggere perché ha ascoltato il grido delle nostre preghiere. Nessun genitore farebbe sacrificare la vita dei propri figli per gli altri, ma il Padre ci ha donato suo figlio per amore. Nei periodi bui della nostra vita, spesso ce la prendiamo con il Signore, dicendo che Lui ci vuole punire e ce l’ha con noi, ma non è così, perché Gesù è assetato del nostro amore ha dato la sua vita per noi, non ci punisce, ma ci ama come solo una mamma sa fare, ed incondizionatamente. Ci ha anche invitato a chiedere sempre aiuto al Signore e ad affidarci a Lui gettandoci tra le Sue braccia sempre. È il Padre Misericordioso che ci vuole bene e ci perdona. Don Francesco ha detto che è stato a predicare in molti luoghi in occasione delle feste patronali, ma solo nella nostra comunità si festeggia il Preziosissimo Sangue. Gesù di Nazareth, il Cristo di Dio, che ha dato la sua vita per noi, ha sparso il suo sangue per la purificazione dei peccati del mondo. Don Francesco ha detto che per redimerci e salvarci bisogna unire il sangue di noi peccatori con quello del Redentore. Bisogna tramandare alle generazioni future il vero significato della festa, non solo quella civile con le luci, la musica, il cantante e la banda, ma soprattutto quella religiosa. Don Francesco ha invitato i presenti alle celebrazioni, a portare un amico in chiesa con un semplice invito o con un WhatsApp nella nostra era digitale. Ha detto che la cosa più importante è spronare le coscienze, non importa se saremo ascoltati, ma l’importante è averci provato, così in un futuro quando saremo davanti al Signore e ci chiederà “cosa hai fatto nella vita terrena per Me?” almeno potrò dire di aver provato a portare un amico in chiesa così tanto impegnato nel preparare il pranzo domenicale, lavorare la terra o ad accompagnare i figli in giro.

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